Durante l’emergenza Covid e il relativo lockdown, la maggior parte dei negozi è rimasta chiusa, ad esclusione di negozi di prima necessità, come alimentari, supermercati e farmacie. L’impennata di transazioni tramite carta di credito non ha riguardato solo gli acquisti on line come è ovvio pensare, ma anche i pagamenti nei pochi negozi rimasti aperti.
Le ragioni sono molteplici. Da una parte la paura del contatto fisico ha portato i consumatori a prediligere i pagamenti contactless; dall’altra, le rare uscite per fare la spesa (con la media di 1 volta a settimana) hanno spinto i cittadini a riempire il carrello, con importi che giustificavano quindi l’utilizzo di una carta di pagamento elettronica. La tendenza rimane ancora quella di utilizzare il denaro contante per piccoli acquisti e la carta di credito per quelli che superano i 30 euro.
I dati dimostrano però che con l’uscita dal lockdown le abitudini acquisite nei primi mesi dell'anno hanno modificato l'approccio di molti consumatori. Nel mese di luglio 2020 infatti le transazioni con carta di credito non sono tornate alle percentuali pre-covid (58%) ma si sono assestate attorno al 66%.
Per dare un’ulteriore impennata occorrerà sicuramente un cambiamento culturale, non solo con pagamenti elettronici per cifre modeste, ma anche con l'aiuto da parte dello Stato e del Sistema bancario, per esempio innalzando da 25 a 50 euro i pagamenti senza PIN e introducendo una forma di cashback per coloro che utilizzano i pagamenti con carta. A decorrere dal 1 luglio 2020 è stata introdotta un’agevolazione fiscale per le imprese che ricevono pagamenti con carta di credito, un credito d’imposta pari al 30% delle commissioni e dei costi fissi. Un’ulteriore spinta potrà essere quella dell’utilizzo non solo di POS fisici ma anche virtuali: gli alti costi di gestione e mantenimento uniti al canone e alle commissioni per ogni utilizzo gravano infatti sulle tasche dei piccoli commercianti. I costi medi di acquisto del lettore di carte tradizionale si aggirano intorno agli 80 euro a cui va aggiunto il canone mensile in media di 30 euro più le commissioni di utilizzo. L'utilizzo di un POS virtuale o di pagamenti tramite smartphone serviranno a pesare meno sugli esercenti e a permettere ai clienti di effettuare trasferimenti di denaro sicuri, veloci e tracciabili.
Ad oggi l’uso del contante costa allo Stato italiano 7,4 miliardi l’anno, vale a dire lo 0,44 del PIL. Questo dato non ci deve sorprendere perché l’Italia risulta ancora agli ultimissimi posti tra i paesi europei che usano pagamenti elettronici (al 24esimo posto su 28 nazioni, dati 2018).
Ma la strada è segnata e sarà compito delle imprese, dei cittadini e del Governo non abbandonarla.